Dr. Guido Salvini

PREFAZIONE AL LIBRO DI ANDREA SPERANZONI E NIKOS KLITSIKAS

Dalla fine degli anni '60 fino alla meta degli anni '70 e quindi nello stesso periodo in cui il regime dei Colonnelli aveva imposto la sua dittatura sulla Grecia, l'Italia e stata teatro di una piccola ma sanguinosa guerra non dichiarata, quel fenomeno che gli studiosi definiscono "conflitto a bassa intensita" caratterizzata da una sequenza di stragi ed attentati rivolti non contro obiettivi selezionati ma direttamente contro i suoi cittadini.
Decine di comuni cittadini sono morti, ed altre centinaia sono rimasti feriti semplicemente perche aspettavano in una stazione o si trovavano su un treno, svolgevano un'operazione in banca, sostavano in una piazza in occasione di una manifestazione.
La radice di questa guerra contro la folla e le sue finalita, subito individuate all'epoca dalle forze democratiche che erano riuscite con successo a contrastarle, e stata definitivamente messa a nudo dalle indagini giudiziarie che dopo molti tentativi di occultare la verita, hanno potuto giungere ad esiti positivi solo negli anni '90. Sono radici che discendono direttamente dal piu ampio conflitto allora in corso tra i due blocchi quello Occidentale e quello Comunista.
In Italia in particolare la posta in gioco era garantire il mantenimento del Paese all'interno del campo occidentale senza alcuna concessione nemmeno alle piu timide aperture verso un diverso equilibrio. A tal fine stragi e attentati, non rivendicati e proprio per questo tali da creare uno stato di paura permanente e soprattutto in molti casi attribuiti, secondo un piano preordinato ad estremisti di sinistra, volevano "stabilizzare il sistema" e indurre una domanda di sicurezza e quindi una nostalgia verso un Governo "forte", e far sembrare una pericolosa avventura qualsiasi assetto politico piu aperto ed avanzato.
Il contesto politico internazionale degli anni '60, terminata la fase di relativo disgelo dagli inizi del decennio, vedeva nel contempo risalire a punte di alta intensita il conflitto tra i due blocchi.
Era il periodo dell'aumento dell'impegno militare americano in Vietnam e dell'intervento delle forze del Patto di Varsavia in Cecoslovacchia.
In tale contesto internazionale l'Italia viveva per la sua posizione geografica ed il suo quadro politico una condizione di "frontiera".
Era il Paese dell'Occidente piu vicino al confine orientale, piu esposto ad una paventata aggressione del suo territorio di tipo convenzionale da parte delle forze armate dei Paesi dell'Est europeo.
Era in una posizione intermedia tra le democrazie avanzate dei Paesi nordici e i paesi mediterranei (Spagna, Portogallo e Grecia) governati da dittature militari.
Soprattutto il P.C.I. non era un Partito ai margini della vita politica come in altri Paesi occidentali, ma era un grande Partito di opposizione con un forte radicamento elettorale e popolare che aveva contribuito in modo decisivo, dopo la fine della guerra, a dare all'Italia una delle Costituzioni piu democratiche e sensibili ai problemi sociali d'Europa ma nello stesso tempo continuava ad essere vissuto dagli ambienti del Patto Atlantico come una possibile quinta colonna del nemico sovietico.
Al fine di prevenire qualsiasi pericolo, anche solo del tutto ipotetico, di avvicinamento del P.C.I. e delle altre forze di sinistra al Governo, il controllo della sovranita e della vita istituzionale italiana era iniziato subito dopo la fine e forse ancor prima della fine della seconda guerra mondiale.
James Jesus Angleton, coordinatore sin dal 1943 delle operazioni speciali dell'O.S.S. americano in Italia, aveva reclutato in funzione anticomunista gia contestualmente alla fine delle operazioni belliche molti elementi fascisti militari e civili incorporando parte delle reti di spionaggio costituite dal Governo di Mussolini collaboratore dei nazisti.
Tra di essi il principe Junio Valerio Borghese, comandante di una sorta di esercito privato operante in Italia durante l'occupazione tedesca e denominato "X Mas", che Angleton aveva personalmente salvato dalla fucilazione al momento della liberazione portandolo a Roma a bordo di una jeep dell'Esercito U.S.A.
Come, con dovizia di particolari raccontano nel loro saggio Speranzoni e Klitsikas, fu proprio il principe Borghese l'artefice del tentativo di colpo di Stato del dicembre 1970 e, per addestrare i propri uomini, pote godere di una sicura base a Corfu, sotto l'amichevole protezione delle forze armate del colonnello Papadopoulos.
Di fatto, almeno sino al 1949 James Jesus Angleton diresse i servizi segreti italiani, accentuandone il ruolo "antisovversivo", linea che mantennero nei decenni successivi contribuendo all'instaurarsi di quella che gli studiosi hanno definito "sovranita limitata", limitata appunto dalla rinunzia dell'Italia a parte della sua sovranita in favore del potente Alleato atlantico.
In questo contesto internazionale quel possibile teatro di scontro che era l'Italia divenne, per gli alleati occidentali, fonte di enormi preoccupazioni strategiche quando il nostro Paese fu attraversato a partire dal 1968 dall'onda seppur tardiva rispetto ad altri Paesi occidentali, della contestazione studentesca e soprattutto di imponenti lotte sindacali che facevano temere uno "scivolamento" a sinistra del quadro politico.
Nel frattempo, sempre comunque in ritardo rispetto ad altri Paesi europei, si avviavano progetti di riforma certo non rivoluzionari, ma visti con sospetto dagli ambienti piu reazionari dell'Amministrazione statunitense: la legge istitutiva del decentramento regionale che consenti al Partito Comunista il governo locale di alcune Regioni industrializzate, la riforma della Scuola Pubblica che apri l'istruzione superiore e l'universita a categorie sociali che ne erano state in pratica escluse, l'approvazione dello Statuto dei Lavoratori che rafforzo la tutela da licenziamenti ingiusti e garanti pienamente il diritto di assemblea e di organizzazione sindacale.
Sul piano dei costumi e del Diritto di Famiglia una legge introdusse l'istituto del divorzio, osteggiato dalla parte piu conservatrice della Chiesa e del Partito Democristiano al governo.
Basto questa ventata di rinnovamento a far scattare quella strategia di attentati e di progetti di colpo di Stato che Speranzoni e Klitsikas e presentano ora per la prima volta al pubblico geco in modo completo e con l'analisi di molti documenti dei servizi di informazione italiani acquisiti dagli archivi durante le piu recenti indagini giudiziarie. Il legame tra gli attentati degli anni 1969/1974 in Italia e i contemporanei avvenimenti in Grecia e molti intenso ed e essenziale comprendere le reciproche interferenze.
Uno, anche se non l'unico, dei possibili sbocchi della strategia del terrore italiana era infatti una soluzione "alla greca", con l'instaurazione di un regime autoritario, monopolizzato o anche solo sostenuto dai militari, asseritamente temporaneo e finalizzato a ristabilire l'ordine ed eliminare la sovversione.
In tal modo quasi tutto il Mediterraneo, da Lisbona sino ad Atene e ad Ankara sarebbe stato controllato da Governi forti tali da garantire una completa agibilita alle forze della N.A.T.O. nel caso di ripetersi di crisi come quella di Suez del 1964 o come quella legata alla guerra dei 6 giorni tra Israele e Paesi arabi del giugno 1967.
Fino al 1974 gli attentati si susseguono con una cadenza drammatica.
Nella primavera del 1969 una serie di attentati preparatori senza vittime colpisce in progressione alcuni Tribunali e sedi universitarie e la Stazione Ferroviaria e la Fiera Campionaria di Milano.
Nella notte tra l'8 e il 9 agosto 1969, mentre sono in corso gli spostamenti di milioni di cittadini verso i luoghi di vacanza, dieci ordigni vengono collocati su altrettanti convogli ferroviari e numerosi sono i feriti tra i viaggiatori, creando panico nel Paese. Il 12.12.1969 cinque bombe vengono collocate contemporaneamente a Milano e a Roma e l'ordigno esploso nella sala centrale della Banca Nazionale dell'Agricoltura a Milano provoca 17 morti e 88 feriti. La strategia del terrore continua con la strage alla Stazione di Gioia Tauro (22 luglio 1970, 6 morti e 72 feriti), la strage dinanzi alla Questura di Milano (17.5.1973, 4 morti e 46 feriti ), la strage a Brescia durante una manifestazione antifascista (28.5.1974, 8 morti e 103 feriti), la strage sul treno Italicus in viaggio tra Bologna e Firenze (4.8.1974, 12 morti e 44 feriti).
Altre decine di attentati, negli stessi anni, mancano per poco i loro obiettivi solo per il mancato funzionamento del congegno o perche, in altri casi, il treno fortunatamente non deraglia sui binari danneggiati dall'esplosione e tali dati numerici consentono di cogliere l'ampiezza e la profondita della strategia.
Il 31.5.1972 a Peteano, in provincia di Gorizia, un'autovettura in cui e preparata una trappola esplosiva uccide tre Carabinieri e sara l'unico grave attentato rivolto non contro civili ma contro militari.
La "strategia della tensione ", cosi e subito denominata dalle forze democratiche la campagna di attentati, perde intensita ed anche probabilmente buona parte delle collusioni di cui ha goduto all'interno di alcuni Apparati statali, alla meta degli anni '70, quando gli obiettivi politici che si e proposta diventano irrealizzabili e superati.
Alla meta degli anni '70 infatti la tensione tra il blocco occidentale e il blocco comunista torna a calare, vengono siglati nel 1975 ad Helsinki gli accordi sulla cooperazione e la sicurezza europea. In tutta Europa i Partiti Comunisti vengono definitivamente riconosciuti come legittimi componenti del gioco democratico, la politica estera statunitense punta su soluzioni piu moderate e i regimi dittatoriali in Grecia, Spagna e Portogallo scompaiono l'uno dopo l'altro.
Ancora un gravissimo attentato colpisce l'Italia il 2 agosto 1980 quando una bomba collocata alla Stazione di Bologna uccide 85 persone e ne ferisce altre 200. E' il piu grave attentato terroristico verificatosi in Europa nel dopoguerra, piu indecifrabile rispetto alle stragi precedenti ma comunque probabilmente in qualche modo legato ai vecchi ambienti della destra eversiva forse con input di carattere internazionale.
Ma comunque la strategia della tensione e finita e come tale non puo riproporsi.
Il suo obiettivo politico e fallito. Dopo la strage di Piazza Fontana, quella che piu sembra vicino a incanalare l'Italia verso una soluzione "greca", fallisce, grazie alla mobilitazione di Partiti e Sindacati, il progetto di decretare lo "stato di emergenza", che avrebbe comportato una sospensione delle garanzie costituzionali e delle liberta democratiche.
Il tentativo di colpo di Stato del principe Borghese dell'anno successivo si interrompe sul nascere, forse per il mancato appoggio degli alti livelli militari del Patto Atlantico e le congiure successive rimarranno allo stato di progetto, sempre piu isolate.
Ma se l'obiettivo politico della strategia non e stato raggiunto, estremamente inquietante e quanto lo svolgimento delle indagini, che avrebbero dovuto individuare i colpevoli, mette a nudo sulle complicita di parte degli Apparati di polizia e dei Servizi di Sicurezza e sulla mancanza di volonta di parte del mondo politico di assicurare giustizia al Paese.
Per oltre vent'anni settori delle forze di Polizia Giudiziaria, che avrebbero dovuto aiutare i magistrati nello svolgimento delle indagini, e soprattutto i Servizi di Sicurezza dipendenti sia dal Ministero dell'Interno sia dal Ministero della Difesa, intervengono con una serie di attivita di "depistaggio" e di occultamento delle prove che, per la loro organicita e continuita e per la loro provenienza dai vertici di tali apparati assumono la connotazione di stabile "politica della deviazione" dai fini istituzionali.
Le indagini vengono indirizzate verso gruppi che fungono da capri espiatori gia preventivamente individuati, in particolare i gruppi anarchici accusati della strage di Piazza Fontana, reperti importantissimi e talora interi faldoni scompaiono (alcuni di essi saranno rinvenuti dai magistrati ad oltre venticinque anni di distanza), vengono confezionate informative false in cui noti neonazisti diventano anarchici o filocinesi, elementi delle cellule ordinoviste stabilmente in contatto con i servizi segreti, come il giornalista Guido Giannettini e l'uomo di fiducia di Franco Freda, Marco Pozzan sono aiutati ad espatriare dal Servizio Informazioni Difesa non appena la magistratura si rende conto dell'importanza di tali soggetti per la ricostruzione degli attentati del 12 dicembre 1969.
Addirittura, ed e solo uno dei molti episodi che Speranzoni e Klitsikas rievocano nei dettagli, a Camerino nel 1972 i Carabinieri allestiscono in un casolare un finto covo pieno di armi e di esplosivi per coinvolgere, insieme alla sinistra locale, giovani esponenti dell'antifascismo greco politicamente attivi nella vicina Universita.
L'episodio piu sconcertante avviene dopo l'attentato di Peteano del maggio 1972. Benche le vittime siano tre carabinieri, saranno proprio alti ufficiali di tale Arma, nel disprezzo del sacrificio dei loro subordinati, ad allontanare le indagini da Ordine Nuovo e a cercare di condurre la magistratura su piste, quella dei gruppi di estrema sinistra e poi quella della piccola malavita locale, che essi sanno perfettamente essere false.
Si verifichera quindi negli anni successivi un vero e proprio paradosso.
L'autore dell'attentato, l'ordinovista friulano Vincenzo Vinciguerra si trovera costretto, per affermare il valore "rivoluzionario" del proprio gesto, commesso in dissenso dagli altri ordinovisti (che preferivano non colpire ma piuttosto collaborare con gli Apparati dello Stato) ad assumersene pubblicamente la responsabilita.
La condanna degli ufficiali responsabili di tale depistaggio sara, sino alla fine degli anni '80, uno dei pochi casi in cui le indagini otterranno un parziale e appunto paradossale successo giungendo ad individuare la responsabilita' degli investigatori!
Certo non incoraggiante rimane per molti anni e forse in questi termini permane tuttora la risposta dinanzi a questi eventi di buona parte del mondo politico.
Un solo esempio e sufficiente a testimoniare quanto sia stata sbiadita la volonta politica di rendere giustizia e verita ai cittadini colpiti.
Solo nell'autunno 2000, pochi mesi prima della sua morte, il senatore Emilio Taviani, uno degli esponenti di maggior prestigio della Democrazia Cristiana a partire dal dopoguerra, piu volte Ministro nei governi di coalizione cattolica e moderata, riconoscera in una deposizione richiesta dall'Autorita Giudiziaria milanese che il Servizio Informazione Difesa era perfettamente al corrente degli attentati che stavano per essere eseguiti a Milano il 12 dicembre 1969 e si era adoperato al piu e comunque tardivamente per limitarne le possibili gravissime conseguenze.
Solo a partire dall'inizio degli anni '90, grazie anche all'allentarsi dell'effetto paralizzante costituito dalla contrapposizione tra il blocco occidentale e il blocco comunista e ad un clima nuovo che ha visto riavvicinarsi il Paese legale al Paese reale (si pensi alle indagini che hanno colpito a fondo in tale decennio il fenomeno della corruzione politico/amministrativa, la c.d. Tangentopoli) e stato possibile riprendere le indagini.
Ha potuto essere ridotta quella che il sen.Giovanni Pellegrino, Presidente della Commissione Parlamentare costituita per ricostruire da un punto di vista politico la strategia delle stragi, ha giustamente definito l'area della "indicibilita" sulla storia recente del nostro Paese.
Le indagini, meno insidiate da ostacoli sono riprese, e stato possibile per la prima volta acquisire collaborazioni e testimonianze da ex-militanti dei gruppi eversivi, e stato possibile per i magistrati accedere agli archivi dei servizi di informazione civili e militari, e stato possibile acquisire qualche informazione sugli appoggi che avevano ricevuto all'estero, in Europa e in Paesi del Sud-America, gli esponenti dell' "Internazionale Nera".
Al termine delle indagini, che hanno occupato quasi un decennio, sono stati, rispettivamente nel 2000 e nel 2001 condannati dalla Corte d'Assise di Milano gli esponenti di Ordine Nuovo individuati quali organizzatori ed autori materiali della strage dinanzi alla Questura di Milano e di Piazza Fontana anche se uno dei principali responsabili di tale ultima strage, Delfo Zorzi, vive da molti anni in Giappone e le Autorita di tale paese ne hanno rifiutato l'estradizione nonostante le richieste dell'autorita Giudiziaria italiana.
Insieme agli esponenti delle cellule ordinoviste e stato condannato, ad una lunga pena detentiva, per attivita di depistaggio, uno dei piu importanti dirigenti dei servizi segreti italiani, il generale Gianadelio Maletti ma anch'egli e latitante e vive da molti anni indisturbato in Sud-Africa.
Tali risultati sono ancora parziali in quanto le sentenze non sono definitive, ma sono comunque il segno di una ricerca di verita che non e stata cancellata dalle manovre del passato.
Certamente del resto manovre ed interferenze non si sono del tutto concluse.
Ancora nel corso delle ultime indagini e accaduto un episodio rivelatore dell'attenzione non ancora spenta degli apparati di sicurezza per i possibili esiti che le indagini stesse potevano avere e per quanto potevano far emergere sulle complicita passate.
Nella primavera del 1995, un cittadino italiano, da moltissimi anni al servizio con mansioni di fiducia della "stazione" della C.I.A. a Milano, e stato sorpreso mentre inviava all'Ambasciata statunitense di Roma un telefax con cui relazionava sullo svolgimento delle indagini milanesi grazie alle informazioni che aveva captato illegalmente da un testimone in carcere per fatti diversi e mostrava la propria preoccupazione per il possibile coinvolgimento, a seguito dello sviluppo delle indagini, delle strutture di sicurezza americane del tempo.
Sorpreso con le mani nel sacco, l'agente della CIA ha candidamente ammesso che riteneva non solo del tutto lecito ma addirittura suo dovere informare gli alleati atlantici dei possibili rischi che le nuove indagini della magistratura italiana stavano comportando per gli eventi, evidentemente da "dimenticare", del passato!
Una simile preoccupazione non deve stupire.
La storia di Carlo Digilio, l'ex-esponente di Ordine Nuovo la cui collaborazione e stata determinante per scoprire gli autori della strage di Piazza Fontana, unisce infatti in un unico filo il recente passato dell'Italia, della Grecia e del mondo del Patto Atlantico.
Carlo Digilio infatti, che si era occupato personalmente della preparazione degli ordigni per gli attentati del 12.12.1969, faceva parte di una cellula eversiva che operava in tutto il Nord-Italia e soprattutto a Venezia e nel suo racconto ha parlato di carichi di armi che provenivano dalla Grecia e di altri carichi di armi che sempre negli anni '60 e '70 il suo gruppo faceva affluire tramite il porto di Venezia a Cipro ai terroristi dell'EOKA/B che operavano sotto il comando del generale Grivas.
Ma ancora piu importante e una circostanza che Carlo Digilio ha riferito e che riguarda proprio la Grecia negli anni della seconda guerra mondiale.
Il padre di Digilio era un ufficiale italiano in servizio in Grecia durante l'occupazione da parte delle forze tedesche e italiane. Egli teneva tuttavia segretamente i contatti con le Forze Alleate e per tale ragione, dopo l'invasione tedesca, aveva facilitato la fuga di militari inglesi che rischiavano di essere presi prigionieri.
Tornato in Italia verso la fine della guerra aveva continuato a tenere i contatti con i servizi di sicurezza americani che allora si chiamavano O.S.S. (Office Strategic Services) e per la sua esperienza in Grecia aveva assunto il nome in codice ERODOTO.
Pero con l'inizio della guerra fredda il nemico dei servizi di sicurezza americani erano divenuti non piu i nazifascisti bensi le forze di sinistra che gli americani temevano che potessero avvicinarsi al governo anche in Italia, aiutati dalla vicinanza geografica con la Jugoslavia e gli altri Paesi dell'Europa Orientale.
Erodoto aveva quindi continuato la sua attivita incaricato questa volta dagli americani di schedare e controllare le attivita dei comunisti e delle forze di sinistra e di reclutare in funziona anticomunista anche i vecchi nemici e cioe gli esponenti del precedente regime fascista.
Carlo Digilio, alla morte del padre negli anni '60, ne aveva rilevato i compiti e il soprannome ed aveva avuto quindi un doppio incarico: militare nell'organizzazione di estrema destra Ordine Nuovo ed occuparsi dell'istruzione dei militanti all'uso di esplosivi e informare contemporaneamente le basi americane in Veneto, nella sua veste di agente sotto copertura, del progredire della campagna di attentati.
Cosi tramite Carlo Digilio ed altri informatori i servizi di sicurezza della N.A.T.O. avevano consentito e forse ispirato la campagna di attentati in Italia in quanto una situazione di terrore e incertezza avrebbe convinto l'opinione pubblica che era necessaria una svolta autoritaria e che non era possibile alcuna evoluzione in senso progressista delle alleanze governative che dalla fine della guerra in poi non erano mai cambiate.
Si e quindi scoperta in queste ultime indagini una verita sconcertante e cioe che nelle basi italiane dei servizi di sicurezza della NATO si permettevano attentati e stragi contro i cittadini dello stesso Paese alleato che li stava ospitando.
Vorrei concludere con due ricordi personali che nascono dalla mia esperienza di studente liceale a Milano negli anni in cui sul popolo greco gravava la dittatura dei Colonnelli.
Se per tutta la durata della dittatura franchista in Spagna, per ragioni di vicinanza ideale dovute alla somiglianza della lingua e alla militanza volontaria di molti italiani antifascisti nelle Brigate Internazionali, durante la guerra civile del 1936/1939, le sorti del popolo spagnolo sono sempre state nel cuore dell'opinione pubblica democratica italiana, non minore negli anni della dittatura di Papadopoulos e stato in Italia il sentimento di solidarieta verso il popolo greco.
Lo testimoniano due episodi che non sono stati dimenticati e che sono entrati a far parte della memoria della generazione di italiani che ha vissuto l'esperienza e le speranze degli anni '60.
Nel 1968 quando, dopo il progetto di attentato contro il dittatore Papadopoulos, l'antifascista greco Alessandro Panagulis fu condannato a morte al termine di un processo in cui denuncio coraggiosamente l'uso sistematico della tortura contro gli oppositori e il coinvolgimento delle forze della N.A.T.O. nel colpo di Stato dell'aprile 1967, le strade di molte citta si riempirono di manifestanti che protestavano contro il regime greco e in favore del condannato.
Ricordo personalmente i cartelli e gli striscioni, dinanzi alle sedi consolari greche, a sostegno di Alessandro Panagulis e le assemblee nel nostro stesso liceo, frequentato da figli della borghesia milanese. Un liceo ove si studiava il greco e il latino ma in cui, forse per la prima volta, la grande maggioranza degli studenti levo la sua protesta per qualcosa che pur non li toccava direttamente e nelle prime manifestazioni di quella che sarebbe poi stata chiamata la "contestazione studentesca" isolo gli studenti aderenti ai gruppi fascisti che inneggiavano al colonnello Papadopoulos e auspicavano anche per l'Italia una soluzione "alla greca" della lotta politica.
La campagna dei giovani e degli studenti italiani non pote rimanere inascoltata e stimolo buona parte del mondo politico: furono inviate in forma ufficiale note di protesta comuni provenienti sia dal Governo sia dall'Opposizione al governo greco affinche la condanna non fosse eseguita e celebrato un nuovo processo con garanzie di imparzialita e di rispetto dei diritti della difesa.
L'opinione pubblica italiana diede quindi il suo contributo importante alla campagna internazionale che salvo la vita ad Alessandro Panagulis. L'anno successivo, era il 1969, l'anno tragico della prima strage fascista a Milano, quella di Piazza Fontana, comincio ad essere proiettato in Italia il film del regista di origine greca Costa Gavras "Z l'orgia del potere".
Il film, tratto dal romanzo di Vassili Vassilikos e che porto il regista all'attenzione internazionale, raccontava come fu preparato e realizzato nel 1963 a Salonicco l'assassinio del deputato socialista Gregorios Lambrakis e come un Giudice, Christos Sartzetakis, non asservito al potere condusse tra mille difficolta l'inchiesta, incrimino gli esecutori e gli esponenti della casta militare che li stavano coprendo e impedi che quell'omicidio politico fosse fatto passare per un banale incidente stradale.
Il film ebbe un grande successo in Italia e non solo fu proiettato nelle grandi sale cinematografiche ma divenne in breve un appuntamento fisso del circuito delle cineteche e delle sale culturali gestite da circoli giovanili attirando attenzione e suscitando dibattiti.
Di li a poco tempo del resto gli episodi di "depistaggio" e i tentativi di alcuni settori delle Istituzioni di insabbiare inchieste scomode e per fortuna l'impegno in senso opposto di alcuni giudici nel far luce sulle stragi e sui piu gravi omicidi politici sarebbe diventato anche in Italia oggetto quotidiano di dibattito e di impegno da parte della societa civile.
Tuttora, a oltre 30 anni di distanza, il film di Costa Gavras e presente in Italia nelle rassegne delle cineteche culturali sovente a fianco di altri film di registi italiani che trattano i fatti piu gravi e misteriosi della storia dell'Italia contemporanea.
Questi due frammenti della storia politica italiana possono da soli spiegare perche il lavoro comune di Nikos Klitsikas e di Andrea Speranzoni non sia un incontro casuale ma il loro libro riannodi e completi la memoria di una sofferenza e di un'esperienza che sono state comuni al popolo greco e al popolo italiano.

Dr. Guido Salvini



Giornale TA NEA, 6 agosto 2001:
Il giudice italiano Guido Salvini parla oggi a Chania' degli artefici
Rivelazioni di oggi sulle bombe del '70
Il giudice italiano fa luce sui legami fra servizi segreti greci e italiani, fra dittatura dei colonnelli e fascisti italiani (con il consenso almeno della Nato) negli anni '60 e '70. Il giudice, che fra l'altro ha concorso al disfacimento di gruppi di estrema destra in Italia e ha partecipato alle ultime fasi del processo contro le Brigate Rosse, oggi prendera' parte alla presentazione del libro dello storico Nikos Klitsikas "Il movimento studentesco greco in Italia e la lotta contro la dittatura dei colonnelli", in buona parte del quale, con impressionante documentazione, viene rivelato il ruolo dei servizi segreti greci e della dittatura greca nell'addestramento e nelle operazioni dei neofascisti italiani.
(in greco)